La tendinopatia calcifica è una patologia della spalla caratterizzata dalla presenza di depositi di sali di calcio nel tessuto tendineo.
CHI È PIÙ A RISCHIO?
La tendinopatia calcifica è più frequente nelle donne di età compresa tra 40 e 50 anni, soprattutto se dedite ad attività domestiche o manuali, e in modo particolare colpisce la spalla destra, mentre entrambe le spalle “solo” nel 20% dei casi.
In generale, studi epidemiologici hanno dimostrato che le calcificazioni di spalla sono presenti anche in persone con:
- acromion di forma uncinata (33%)
- rottura della cuffia dei rotatori (20%)
- spalla congelata o capsulite adesiva (15%)
- dolore alla spalla (6.8%)
CAUSE
Due sono le cause principali di tendinopatia calcifica:
- le cellule dei tendini si trasformano in cellule produttrici di calcio per un processo chiamato “metaplasia” (tendinopatia calcifica). In questo caso, il deposito di calcio si trova nel tendine
- il tessuto tendineo, a causa dell’invecchiamento e dell’usura, degenera e calcifica (calcificazione degenerativa). In questo caso, il calcio si deposita in corrispondenza dell’inserzione del tendine sull’omero.
DOVE SI DEPOSITA IL CALCIO?
Il tendine più colpito è il sovraspinoso; seguono in successione il sottospinoso, il piccolo rotondo e il sottoscapolare, coinvolgendo a volte il capo lungo del bicipite; anche la borsa sottoacromiale può essere coinvolta, più spesso nella fase di riassorbimento.
EVOLUZIONE E SINTOMI
La calcificazione segue un suo ciclo evolutivo a cui si associano fasi di dolore più o meno forte. La malattia è caratterizzata da 4 fasi a cui corrispondono 4 differenti quadri clinici:
- prima fase: “formativa”
- seconda fase: “calcifica”
- terza fase: “di riassorbimento”
- quarta fase: “di ristrutturazione”
Tranne la prima fase, le altre sono tutte potenzialmente responsabili di dolore che, nella fase di “riassorbimento” aumenta. La durata di ciascuna fase non è nota; generalmente le prime due fasi possono durare oltre 13 mesi.
Clinicamente la tendinopatia calcifica si evolve in acuta, sub-acuta, cronica.
Il dolore alla spalla è il sintomo principale della tendinopatia calcifica. È, in genere, dovuto allo spasmo muscolare e ad eventuale rigidità della spalla che genera una ridotta mobilità.
Caratteristiche del dolore
- può accentuarsi durante la notte
- può coinvolgere il capo lungo del bicipite (la parte superiore del braccio)
- può essere percepito in corrispondenza della faccia anteriore o laterale della spalla
- non si irradia oltre il gomito e non si estende al collo
- si acuisce durante il sollevamento del braccio
QUALI ESAMI SONO NECESSARI?
Le calcificazioni di fatto non sono tutte uguali ma si differenziano per localizzazione, dimensione, forma e nitidezza del contorno. In genere la diagnosi richiede i seguenti esami indicati dall’ortopedico:
- radiografie (Rx): permettono di rilevare la localizzazione della calcificazione, oltre a valutare la fase della malattia
- ecografia: permette una più precisa localizzazione e una valutazione più attenta della struttura. Molto utile nelle fasi dei controlli
- RMN: non è utile per documentare ulteriormente la calcificazione ma può comunque evidenziare eventuali lesioni di cuffia associate.
Tali caratteristiche aiutano l’ortopedico a capire in quale fase del ciclo evolutivo si trova la calcificazione.
TRATTAMENTO
Terapia medica o conservativa: può durare mediamente 1 anno o più, in caso il dolore non sia particolarmente intenso.
Obiettivo:
- risolvere in fase acuta lo spasmo della muscolatura
- ridurre il dolore
- prevenire la rigidità articolare
L’ortopedico può prescrivere:
- Terapia antalgica (farmaci)
- Ultrasuoni
- Ionoforesi con EDTA
- Manipolazioni (se associata rigidità articolare)
- Laserterapia
- Infiltrazioni di cortisonici
Terapia chirurgica
- lavaggio per la rimozione dei depositi di calcio: va eseguito in anestesia locale. Il 61% dei pazienti esprime soddisfazione con questa forma di terapia.
- artroscopia: inserimento di una telecamera a fibre ottiche e di strumenti chirurgici attraverso alcuni fori praticati attorno alla spalla, con l’obiettivo di asportare in toto la calcificazione e suturare eventualmente la lesione tendinea creatasi a seguito dell’asportazione della calcificazione. Garantisce una risoluzione dei sintomi nel 72% dei casi e una attenuazione nel 12%. Nel restante 16%, i sintomi regrediranno nel tempo seguendo un’evoluzione naturale